Che tu lo abbia visto stampato su una Speedy 30, cucito su una valigia rigida o reinterpretato su una borsa trapuntata disegnata da Virgil Abloh, il monogram Louis Vuitton è impossibile da ignorare. Un pattern che ha attraversato generazioni, epoche e sottoculture, trasformandosi da simbolo dell’élite parigina a codice visivo pop globale, amato oggi anche dalla Gen Z. Ma da dove arriva tutto questo?
Una storia di protezione (e rivoluzione)
Il celeberrimo monogram nasce nel 1896 per mano di Georges Vuitton, figlio del fondatore Louis. L’obiettivo? Proteggere le creazioni della maison dai primi tentativi di contraffazione. Il pattern con le iniziali “LV”, affiancate da fiori e rosoni ispirati all’arte giapponese e orientale, serviva a rendere ogni pezzo riconoscibile, e soprattutto inimitabile.
Non si trattava solo di branding. Era sicurezza, artigianato e anche status.
Dal lusso classico all’era del remix
Il monogram ha conosciuto la sua prima grande rivoluzione a inizio anni 2000 grazie a Marc Jacobs, che portò in casa Vuitton figure come Stephen Sprouse (con la famigerata versione graffiti) e Takashi Murakami, autore della versione multicolor che oggi è oggetto da collezione. Da lì in poi, la “LV mania” si è infiltrata nel mondo della musica, della cultura street, del fashion più ibrido e audace.
L’arrivo di Virgil Abloh nel 2018 ha segnato un’altra svolta epocale. Il monogram è diventato più concettuale, destrutturato, rivisto su puffer jacket, su suole di sneakers, sulle valigie degli skater. La Gen Z l’ha riscoperto non come status symbol, ma come frammento di un’estetica remixabile e identitaria.
Un linguaggio universale
Perché la Gen Z lo ama? Perché è riconoscibile, ma adattabile. è un canvas che sa di storia ma anche di attualità.
E oggi il monogram è stato tatuato, pixelato, usato su NFT, cucito su guanti da motociclista e trapuntato su giacche tech.
Dalle collezioni con Supreme, a quelle con Yayoi Kusama, fino ai recenti twist in chiave skate con Louis Vuitton Skateboard, ogni nuova iterazione ne amplifica l’impatto culturale.
Il monogram non è solo un pattern. È un’icona in continua evoluzione, capace di parlare a chiunque, ovunque. E soprattutto, di non passare mai di moda.
Articolo scritto da:
Outside Culture Team