Non è un caso se vedi sempre più spesso una maglia Corteiz in una story di un calciatore di Premier o una foto di Clint419 al fianco di una stella del calcio.
Il fondatore del brand inglese non sta solo vendendo vestiti, sta costruendo una rete culturale dove moda, sport e community si intrecciano come non mai.
La connessione tra Corteiz e il calcio non è una strategia di marketing: è parte dell’identità del brand fin dall’inizio.
Clint è cresciuto a Londra, in mezzo ai campetti pubblici, alle magliette logate e a un’estetica sportiva che si confondeva con la vita vera.
Ora che il suo brand è esploso, i calciatori più forti lo cercano, e non il contrario. Da Marcus Rashford a Bukayo Saka, da Jude Bellingham fino ai nomi più iconici della storia di questo sport: Corteiz è diventato il codice estetico della football culture britannica.
Corteiz non si limita a vendere: organizza eventi che simulano competizioni sportive, coinvolge fan e atleti, sfrutta lo storytelling delle sfide e della vittoria.
Ricordiamo la famigerata cross-bar challenge organizzata a Londra in occasione del lancio della prima collab con Nike, dove fan e calciatori professionisti si sfidarono per vincere un paio di sneakers al ritmo di colpi su pali e traverse.
Tutto questo è reale grazie ad una fortissima street credibility.
Quello che Corteiz sta facendo è l’inizio di una tendenza che vedremo ovunque: la fusione definitiva tra la moda streetwear e lo sport più popolare del mondo.
Non più solo questione di sponsor tecnici o di capsule estetiche, ma brand indipendenti che costruiscono cultura attorno al calcio, riscrivendo regole, linguaggi e immaginari.
Clint419 ha capito prima degli altri che il calcio non è solo un campo da gioco, è uno spazio narrativo.
E chi riesce a giocarci con stile, vince due volte.
Articolo scritto da:
Giovanni Castellano